mercoledì 28 gennaio 2015

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Chiedo scusa al caso se lo chiamo necessità.
Chiedo scusa alla necessità se tuttavia mi sbaglio.
Non si arrabbi la felicità se la prendo per mia.
Mi perdonino i morti se ardono appena nella mia memoria.
Chiedo scusa al tempo per tutto il mondo che mi sfugge a ogni istante.
Chiedo scusa al vecchio amore se do la precedenza al nuovo.
Perdonatemi, guerre lontane, se porto fiori a casa.
Perdonatemi, ferite aperte, se mi pungo un dito.
Chiedo scusa a chi grida dagli abissi per il disco col minuetto.
Chiedo scusa alla gente nelle stazioni se dormo alle cinque del mattino.
Perdonami, speranza braccata, se a volte rido.
Perdonatemi, deserti, se non corro con un cucchiaio d’acqua.
E tu, falcone, da anni lo stesso, nella stessa gabbia,
immobile con lo sguardo fisso sempre nello stesso punto,
assolvimi, anche se tu fossi un uccello impagliato.
Chiedo scusa all’albero abbattuto per le quattro gambe del tavolo.
Chiedo scusa alle grandi domande per le piccole risposte.
Verità, non prestarmi troppa attenzione.
Serietà, sii magnanima con me.
Sopporta, mistero dell’esistenza, se strappo fili dal tuo strascico.
Non accusarmi, anima, se ti possiedo di rado.
Chiedo scusa al tutto se non posso essere ovunque.
Chiedo scusa a tutti se non so essere ognuno e ognuna.
So che finché vivo niente mi giustifica,
perché io stessa mi sono d’ostacolo.
Non avermene, lingua, se prendo in prestito parole patetiche,
e poi fatico per farle sembrare leggere.

Wisl.Szymb. 'sotto una piccola stella'

...scusami blog se ti lascio così inanimato e ancora lo sarai per chissà quanto tempo....

sabato 16 novembre 2013

(ancora del malstare da soli , del non star bene in coppia)

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E più che l’amore, le persone, il gusto di qualcosa, è il tempo che viene a mancarci. Anche quando lo perdiamo. Ora il tempo è mio, tutto quello che spendo in questa mattina tiepida di novembre, sospesa in una bolla di liquida felicità.
La puntura di spillo è il non poter condividere con nessuno questo momento, il dover, per forza di cose, sopire un luccichio d’occhi, un fremere di mani.
La solitudine è una coperta troppo corta. E’, a volte, un lusso che si paga a un prezzo troppo caro. Inflazionata dal nostro precariato sentimentale che ci fa vivere tempi bui, di ristrettezze emotive in cui tiriamo la cinghia del cuore. Quando, specchiandoci, non riconosciamo più la nostra figura smagrita e le passioni ci cadono addosso come l’abito su una gruccia, ciondolante, senza forma né respiro.
Ed io non ho capito ancora se sia meglio non avere orecchie che ti ascoltano o avere orecchie ormai sorde alle tue modulazioni di frequenza.
(in questo caso è  e.l.e.n.a. ,  ma tanti ce n'è di post consimili...... mi sanno di pensieri già fatti, dal sapore dell'inutile, eppure anche di tarli che tornano perchè non possono non tornare, come pietre sconnesse su cui è destino continuare ad inciampare)

venerdì 15 novembre 2013

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Quando muore qualcuno, tutte le volte che un amico sbaglia sapendo di sbagliare ma decide di farlo ugualmente. Spesso non c’è nulla da fare se non rimanere in silenzio. Quando una persona piange, ogni volta che ci fanno un torto e lo hanno capito e non serve aggiungere altro. Un’amica incinta quando ha voglia di fumare una sigaretta e lo fa, il professore con la patta slacciata mentre fa lezione, qualcuno che ci provoca per cercare uno scontro, il tuo capo che fa un commento razzista e lasci perdere. Un tramonto in barca sulla laguna, i titoli di coda di un film quando ancora ho il nodo in gola, incontrare qualcuno che una volta è stato molto vicino e che ha deciso di non parlarmi più. Durante un viaggio in treno o alla fermata del tram, il vicino che racconta i fatti degli altri, l’anziano in autobus che si lamenta dell’immigrato, un amico quando parla troppo, un amico quando non riesce a dire. Ogni volta che non si ha nulla da aggiungere. Quando qualcuno sta male e non c’è nulla da fare, non ci sono pezze da mettere o aiuti da dare, basta esserci, senza aggiungere nulla. Mentre si corre, tutte le volte che il contesto fa da sè e le parole sono accessorie.

Tacere, al massimo sorridere. Restare, senza togliere i peli dal bavero della giacca, senza abbassare lo sguardo o fare una battuta incongrua. Solidi, sicuri. Tacere. Al massimo sorridere, ma niente di più

(grazie ad Alice di Edp e anche alle sue foto )

lunedì 4 novembre 2013

stiamo lavorando per ...me

voluta e dovuta, inizia qui una PAUSA.
una sospensione , un letargo. è il momento di mandare in manutenzione i pensieri.
magari continuo a dire su Wp , ma là è altra cosa.
bòn.

mercoledì 30 ottobre 2013

ora (10 gg dopo)

attendere. aspettare. lasciare accumularsi il tempo. come legna da ardere per scaldare l'inverno. vincere una buona volta la smania di fare, di dire. inutile, quando non dannosa del tutto. aspettare. e, anche se non ci credo più, lasciar che la speranza sopravviva finchè ce la fa.



(l'amarezza è davvero tanta. e suggerisce pensieri che spero di dimenticare presto. il cinismo e la paura sbaragliano il sentimento : niente di nuovo, purtroppo. che almeno io non arrivi a mutuare il contagio.)